Il cioccolato
La composizione del cioccolato
La valutazione sensoriale
L’ambiente
L’assaggiatore e l’orario
Il servizio
La procedura di valutazione in cinque mosse
Scoprire l’identità sensoriale del cioccolato
La scansione sensoriale
La mappa sensoriale
L’interpretazione del codice sensoriale del cioccolato
La vista
Il codice visivo del cioccolato
Il gusto e il tatto
Il codice tattile e gustativo del cioccolato
L’olfatto
Il codice olfattivo del cioccolato
Scoprire che cosa c’è dietro alla percezione olfattiva
Dal cacao al cioccolato
Il cacao
La sistematica botanica è una cosa seria
Incroci o ibridi?
Geografia di produzione e diffusione
I paesi produttori
I primi 10 paesi produttori di cacao
La coltivazione
Gli ambienti del cacao in cifre
Il processo di produzione
La materia prima
La raccolta
La fermentazione
L’essiccazione
La pulizia delle fave e la tostatura
La granellatura e la macinatura
La spremitura
La raffinazione e il concaggio
Il temperaggio
Il modellaggio e il confezionamento
La classificazione del cioccolato
Direttiva 2000/36/ce
Cioccolato e salute
Potrebbe far male se…
Cioccolato e vino
Cioccolato e spirits
Il cioccolato
Che cos’è il cioccolato? È il prodotto ottenuto da derivati del cacao e zuccheri che presenta un tenore minimo di sostanza secca totale ottenuta dal cacao del 35 per cento, di cui non meno del 18 per cento di burro di cacao e non meno del 14 per cento di cacao secco sgrassato.
Con questa lapidaria descrizione potrebbe esaurirsi il nostro discorso, perché, tra tutti gli alimenti, il cioccolato è forse quello che ha la maggiore frequenza di gradimento nella popolazione, che segmenta meno per età, sesso, scolarità, abitudini di consumo e preferenze alimentari. Insomma, è tanto buono da farsi mangiare prima ancora di sentire la necessità di assaggiarlo. Che bisogno c’è quindi di studiarlo sotto il profilo sensoriale?
Se il piacere è una promessa che alimenti e bevande trasmettono al cervello attraverso gli organi di senso, una promessa di ricevere energia, di vivere in salute e di garantire la prosecuzione della specie, il cioccolato è una grande promessa, così potente da essere diventato scontato: se qualcosa sa di cioccolato è buona a prescindere.
Ma così non è. Per contrastare la banalizzazione è stato costituito l’Istituto Internazionale Chocolier che ha sviluppato percorsi formativi atti a consentire ai professionisti e ai consumatori attenti di discriminare tra il cioccolato semplicemente rispondente a una denominazione merceologica e il grande cioccolato, generando così una gerarchia di qualità basata sull’identificazione sensoriale della qualità della materia prima e della maestria nella produzione.
La filiera del cioccolato è infatti una delle più lunghe, ma anche caratterizzata da step in cui operano figure che tra loro hanno scarse o nulle possibilità di comunicazione. Volendo chiarire il concetto possiamo fare un parallelo con la filiera del vino.
Qui il vignaiolo è a contatto con il cliente, in qualche modo lo interroga e in ogni caso ne vive il condizionamento, modificando l’intero sistema nel momento in cui il suo vino non riceve l’attesa accoglienza.
Al contrario chi coltiva cacao è lontano migliaia di chilometri da chi lo trasforma in cioccolato e non sa nemmeno immaginare il volto di chi lo consumerà. Per completare il quadro ci possiamo mettere proprio il consumatore che si vede offrire, attraverso lo scaffale di un supermercato o il bancone di una pasticceria, un elaborato a base di cacao. Non solo non ha elementi per una scelta consapevole (a parte il prezzo e la garanzia della marca), ma manca completamente la narrazione che aumenti il valore edonico del suo atto, che unisca il sapore al sapere.
In queste condizioni è la massa della diffusione a modellare il gusto (inteso in senso lato) del consumatore: l’abitudine a un certo profilo lo fa premiare indipendentemente dalla qualità intrinseca del prodotto.
L’arbitro della situazione diventa dunque il prezzo e, per combinazione, nel caso del cioccolato è facile abbassarlo, perché lo zucchero è una grande promessa per tutti gli umani e costa molto meno del cacao. Più ce n’è e meno si sente la qualità di quest’ultimo: come dire, con una fava si prendono due piccioni.
L’impresa dell’Istituto Internazionale Chocolier è quindi improba, ma ha dalla sua la capacità di conquista propria del nostro coloniale e la tendenza universale della nostra società di voler imparare a discriminare il buono. Ecco perché i suoi strumenti basilari sono costituiti dalla formazione e da tutte le iniziative che possono portare alla valorizzazione del cioccolato di qualità.
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